Ercolano e lo sterminator Vesevo

Per comprendere come si viveva in una piccola città di mare, prima che il Vesuvio ne spazzasse via ogni ricordo, nell’ottobre di quel famoso 79 d. C, Ercolano è l’ideale. Ti sentirai immerso in un’oasi di pace: qui il tempo sembra essersi fermato.

Avrai un’idea abbastanza chiara della struttura della città fin da subito: gli scavi di Ercolano sorgono sotto una sorta di terrazza naturale, dalla quale è possibile ammirare il mare, il Vesuvio e l’antica urbs contemporaneamente, come in una sorta di quadro d’autore.

Percorrendo cardini e decumani, potrai conoscere le tipiche strutture delle abitazioni romane, alcune riccamente affrescate, per sottolineare l’importanza del proprietario, altre meno appariscenti, ma che rivelano, ad un occhio attento, usi e costumi di un tempo. Potrai scoprire così un tramezzo di legno carbonizzato, rimasto laddove c’era bisogno di creare un po’ di privacy in casa, un letto, semplice nella sua struttura, eppure così straordinariamente resistente.

Resterai ammaliato dal racconto del mitico fondatore di Ercolano, Ercole. Fra tutti, due affreschi posti nel Sacello degli Augustali ti conquisteranno per la loro bellezza.

Avrai modo di scoprire “messaggi segreti” sulle mura di antiche botteghe, o agli angoli delle strade, potrai fermarti in un antico panificio, con tanto di macina annessa, ma più di ogni altra cosa, ti recherai sull’antica spiaggia di Ercolano. E là, nei vecchi magazzini, troverai i famosi 300 scheletri, quelli che hanno confermato che anche ad Ercolano la furia distruttiva del Vesuvio fece delle vittime: ecco una mamma con il suo bambino, un chirurgo che porta con sé gli strumenti del suo lavoro, una ricca matrona con tutti i suoi gioielli. Perchè, come dirà il grande Totò, anni dopo:

…” ‘A morte ‘o ssaje ched”e? è una livella.

‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo
Trasenno stu canciello ha fatt’o punto
C’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme…”

Quegli uomini saranno tutti uniti dallo stesso, tragico destino, eppure, grazie al ricordo di essi, sono in qualche modo ancora tra noi:”Vita mutatur non tollitur”.